taggiasca.com

maggio 2000 - Pagina 9

-



Cosa si attendono i floricoltori liguri da Governo e Parlamento
La relazione del Presidente dell´Ucflor in occasione della visita di D´Alema

In Liguria

La produzione floricola ligure è costituita sostanzialmente da fiori recisi, da materiale vivaistico da ricoltivare (per fiore reciso o vaso) e da piante in vaso (soprattutto piante grasse in provincia di Imperia e aromatiche e margherite ad Albenga).

In Liguria il 24% delle aziende produce l'80% della PLV (circa 1000 miliardi) utilizzando l'8% della SAU (6024 ha) e realizzando un attivo della bilancia commerciale di circa 300 miliardi (il doppio del risultato complessivo nazionale che sarebbe passivo senza la produzione ligure).

In tutti questi comparti (reciso, materiale da ricoltivare, piante grasse, aromatiche e margherite) la produzione ligure è la principale in Italia.

La tipologia
delle imprese


L'87% delle aziende florovivaistiche italiane (28.000) sono condotte con sola o prevalente manodopera familiare. Questo valore balza al 96% (7911) in Liguria.

Sintesi dei dati

I dati fin qui illustrati evidenziano come la natura dei beni prodotti (fiori recisi di durata breve), la concentrazione delle imprese in aree ristrette e delimitate, la tipologia delle imprese (piccole) determinano l'esigenza di concentrare in un luogo (il Mercato) l'offerta, al fine di attirare la domanda e dare un accettabile potere contrattuale alla produzione. Emerge inoltre come la floricoltura sia un settore di punta del comparto agricolo per l'intensività degli investimenti e della manodopera occupata, sia nella fase produttiva che in quella del resto della filiera, per l'utilizzo dei prodotti messi a disposizione dalla ricerca scientifica e dalla sperimentazione, per l'uso di tecnologie e per la rapidità di riconversione legata al continuo mutamento dei gusti dei consumatori.

Caratteristiche del settore floricolo ligure
e suo ruolo per lo sviluppo
della floricoltura italiana


La floricoltura ligure ha saputo, almeno fino ad oggi, essere all'altezza della situazione, adempiendo ad un ruolo trainante per l'intero settore nazionale.
La floricoltura ligure è stata la prima in Italia ad essere utilizzata in senso produttivo (sono più di cento anni che è così). Per questa ragione nella Riviera Ligure vi è la presenza contemporanea di un insieme di fattori che hanno determinato l'unicità della zona nel centro sud dell'Europa e fatto sì che il Distretto Floricolo di Sanremo sia stato l'elemento trainante dell'intero comparto del fiore reciso in Italia.
Infatti, la presenza di parecchie migliaia di produttori specializzati, di centinaia di operatori commerciali, ed in particolare di oltre il 70% degli esportatori italiani che assorbono anche la parte di produzione proveniente da altre zone d'Italia destinate all'estero, degli ottenitori e dei moltiplicatori di materiale vegetale da ricoltivare (che riforniscono anche gli altri floricoltori italiani), la loro capacità di investire (le risorse pubbliche regionali, nazionali e comunitarie destinate al settore sono sempre state utilizzate tutte e si sono rivelate scarse), di innovare (si è assistito negli ultimi 10/15 anni a ben due cambiamenti generali della tipologia di fiori coltivati), di diversificare (viene coltivata e prodotta in Liguria la gamma più vasta, oltre 600 specie e varietà di prodotti floricoli, di tutta Italia), di utilizzare il microclima (è l'unica area in cui nel periodo invernale vengono prodotti centinaia di prodotti diversi), la presenza del più importante Mercato dei Fiori del centro - sud Europa, dei due Istituti pubblici di ricerca del settore e delle istituzioni scolastiche professionali ed universitarie hanno fatto sì che l'intero comparto italiano del fiore reciso fosse valorizzato e tutelato meglio.
I problemi che stanno investendo la floricoltura da fiore reciso rischiano di creare serie difficoltà all'intero comparto nazionale.
Per le ragioni sopra evidenziate è chiaro che la difesa della floricoltura italiana inizia con la difesa del distretto produttivo floricolo di Sanremo.

Modificazione del panorama
floricolo nell´ultimo decennio


In questi ultimi dieci anni abbiamo assistito ad un aumento fortissimo della produzione floricola mondiale che, non essendo stata supportata da una crescita dei consumi di pari entità e ritmo, ha determinato una guerra commerciale vera e propria che ha prodotto un forte calo dei prezzi dei fiori recisi ed una conseguente riduzione dei redditi degli operatori del settore e dei floricoltori in particolare. Ciò sta portando la floricoltura, e quella italiana in particolare, ad una situazione di estrema difficoltà.

Tale aumento di produzione è stato determinato anche per le coltivazioni floricole realizzate nei Paesi terzi (africani e sud americani in particolare) da società di capitali, nord europee in Africa e statunitense in America, che hanno usufruito di agevolazioni per la realizzazione di tali imprese (nord europei in Africa, statunitensi in America) di bassi costi produttivi (con anche scarso rispetto delle condizioni di lavoro e di manodopera minorile) e della pressoché totale assenza di dazi doganali. Queste produzioni si sono rivolte sui mercati tradizionali dei fiori recisi, in particolare quelli del centro nord Europa. A tale proposito occorre rilevare come:

- l'aumento "spinto" della produzione, anche quello dei paesi terzi, si basava sul presupposto (rivelatosi poi erroneo) di un costante allargamento delle aree e delle fasce di consumo. Purtroppo per i floricoltori così non è stato;

- hanno beneficiato delle misure di liberalizzazione doganale i soliti Paesi. Infatti i sei Paesi (Israele, Kenya, Colombia, Ecuador, Zimbabwe e Sud Africa) che nel 1990 fornivano il 67,1% dei fiori provenienti in Europa dai Paesi terzi hanno visto aumentare nel '98 la loro quota al 79,8%, creando così una struttura molto forte, sostanzialmente in mano a capitali stranieri (escluso il caso di Israele) che, di fatto, limita lo sviluppo globale previsto.
Inoltre, in Italia la produzione dei fiori recisi sta sempre più incontrando forti difficoltà a reggere la concorrenza internazionale, in particolare quella commerciale olandese, per problemi connessi, tra gli altri, alla´ organizzazione logistica, alla capacità di cogliere per tempo le tendenze della domanda, alla capacità di offrire una gamma di prodotti adeguata, alla carenza di azioni promozionali e di marketing. In Italia, infatti, passati gli effetti benefici della svalutazione dei primi anni '90 (che avevano ridato margini al settore), si è assistito al fenomeno della ripresa della crescita delle importazioni provenienti soprattutto dal sistema commerciale olandese (+ 65% dal '95 al '99 e + 40% nei primi due mesi di quest'anno). E' da evidenziare come questi aumenti siano avvenuti in un momento di stasi, se non di riduzione, dei consumi in Italia.

Per quanto riguarda, infine, i costi di produzione delle imprese floricole, occorre rilevare come, in questi anni, sono aumentati notevolmente quelli relativi ai carburanti (il gasolio costa il 30 - 40% in più che in Germania ed il doppio dell'equivalente in metano in Olanda), nonostante la riduzione, da noi richiesta ed ottenuta dal governo Dini, dell'accisa dal 30 al 10%, ai mezzi tecnici necessari per produrre, al lavoro (contributi previdenziali e infortunistici, congelati questi ultimi solo nel '99 per effetto della finanziaria) ed al fisco (ICI, IRAP, IVA e gli estimi catastali troppo alti rispetto al resto d'Italia).

In estrema sintesi: maggiore offerta, stasi della domanda con conseguenti bassi prezzi realizzati, costi di produzione maggiori, politiche di settore inesistenti o inadeguate stanno mettendo in forte difficoltà il comparto dei fiori recisi in Italia ed in Liguria nonostante gli investimenti effettuati, le innovazioni introdotte e la produttività aumentata.



Alcune proposte per il rilancio
del settore


1) La politica comunitaria del settore fiori e piante: occorre una modifica della politica della UE nel settore, politica che, fino ad oggi non ha previsto né misure di sostegno interno, né sostegni alle esportazioni, né finanziamenti specifici per migliorare l'organizzazione dell'offerta e della commercializzazione, né alcun sistema di regolamentazione delle importazioni. Tale riforma deve servire a:

  1. ottenere una linea di finanziamento per il settore dedicata a migliorare la qualità della produzione, ridurre i costi delle aziende, favorire la valorizzazione, la commercializzazione e la concentrazione dei prodotti floricoli;
  2. potenziare e migliorare gli interventi di promozione per aumentare i consumi e favorire la commercializzazione dei prodotti comunitari;
  3. rinegoziare la politica degli accordi internazionali sulle importazioni partendo da una lettura attenta di quanto è successo negli anni '90.

  4. Occorre che i nuovi accordi:
    • non diano agevolazioni tariffarie alle produzioni dei Paesi terzi che non rispettano gli standard europei in materia di lavoro (compreso quello minorile), ambiente, fisco, di legislazione internazionale sui brevetti e che concedono agevolazioni tariffarie alle aziende esportatrici: questo al fine di garantire almeno un minimo di par condicio;
    • non favoriscano il rafforzamento ulteriore di quei Paesi che hanno già un enorme potenziale produttivo (vedi i 6 Paesi precitati) o la creazione di nuove aziende floricole, attraverso finanziamenti agevolati comunitari, in Stati sprovvisti di potenzialità di consumi interni.

2) Una rete nazionale dei mercati all'ingrosso alla produzione Per le caratteristiche tipologiche delle aziende produttive italiane prima evidenziate i mercati possono configurarsi come centri erogatori di servizi ai produttori, come strutture di organizzazione logistica e come elementi di un'attività di concentrazione ed arricchimento dell'offerta.
Ogni singolo mercato può essere il terminale di un distretto produttivo ove operano una pluralità di imprese di produzione, di commercializzazione e di servizio.
L'insieme dei mercati costituisce un ambito sempre più ampio, e comunque non locale, in grado di dare informazioni reali e precise.
Per tali ragioni occorre costruire un sistema nazionale di produzione e commercializzazione attraverso la realizzazione di una rete di mercati all'ingrosso alla produzione.
In tal modo i mercati, adeguatamente collegati attraverso una rete telematica e collegati ad Internet attraverso un portale verticale di tipo telematico, possono infatti svolgere funzioni di:

  • concentrazione dell'offerta ed ampliamento della gamma di prodotti;
  • diffusione delle informazioni sulle tendenze della domanda;
  • diffusione di informazioni di carattere tecnico e scientifico;
  • realizzazione di azioni che favoriscano l'organizzazione logistica dei diversi distretti locali.

Questa proposta deve essere recepita dal piano floricolo nazionale che deve anche individuare le risorse necessarie alla sua realizzazione.

3) Gli interventi a favore delle aziende Servono una politica e delle azioni che supportino sempre di più le imprese floricole nella qualificazione dei prodotti da esse ottenuti, nella valorizzazione delle qualità intrinseche di tali prodotti (si pensi, ad esempio, ai prodotti tipici del Distretto sanremese ottenuti d'inverno in pieno campo), nella continua azione volta ad aumentare e rinnovare la gamma merceologica, nell'utilizzo di tecniche ecocompatibili rese riconoscibili con appositi marchi ed azioni promozionale.
Tutte queste azioni, che servono a poter vendere meglio (recuperando anche una maggiore remunerazione) prodotti abbastanza esclusivi ma che funzionano da traino per tutti gli altri, sono già state portate avanti dagli operatori floricoli in modo autonomo.

Dato il momento difficile che attraversa il settore, occorre ora che il Governo ed il Parlamento riservino maggiore attenzione e più risorse economiche in tale direzione, perché i produttori da soli non ce la fanno più. Serve, infine, un'azione a livello nazionale (ma anche regionale e comunale) che porti alla diminuzione dei costi di produzione attraverso la riduzione dei costi energetici (con l'eliminazione dell'accisa sui prodotti petroliferi da riscaldamento, la riduzione del prezzo del metano e delle tariffe elettriche), l'abbattimento dei costi previdenziali, infortunistici e fiscali - estimi catastali, IRAP, ICI e la ridiscussione dell'IVA - al fine di garantire respiro alle imprese familiari che costituiscono l'ossatura della floricoltura italiana.

Di questo, non di miracoli, ha bisogno la floricoltura. Questo i floricoltori si attendono dai poteri pubblici. L'augurio di tutti è che l'autorevole presenza a Sanremo del Presidente del Consiglio dei Ministri, On. D'Alema, serva a dare il via ad azioni che possano contribuire al superamento delle difficoltà che attanagliano il nostro settore. Grazie.



barra Torna alla pagina precedente Livello superiore I produttori Mappa del sito Pagina iniziale Cerca in taggiasca.com E-Mail Copyright


Indietro | Livello superiore | Produttori | Mappa del sito | Pagina iniziale | Cerca | E-Mail

copyright © 1999 - 2000 by
Confederazione Italiana Agricoltori di Imperia
It-Web Information Technology - all rights reserved